Implicazioni della sentenza della Cassazione n. 9479/2023 sulle procedure di recupero dei crediti (un anno dopo) – RLF Express 17-2024

La tutela dei consumatori è uno degli ambiti principali del diritto dell’Unione Europea, espressa dalla Direttiva 93/13/CEE del Consiglio del 5 aprile 1993 che ha come obiettivo quello di riequilibrare la posizione svantaggiata dei consumatori rispetto a quella dei professionisti, andando anche ad invalidare le clausole abusive nei contratti tra consumatori e professionisti.

La Corte di Giustizia dell’UE ha emesso quattro sentenze interpretative della Direttiva in relazione ai vari sistemi processuali degli Stati membri:

  • C-600/19, Ibercaja Banco: questa sentenza ha ribadito l’importanza del controllo giudiziario sulle clausole abusive nei contratti di mutuo.
  • C-693/19, SPV Project 1503, e C-831/19, Banco di Desio e della Brianza: qui la Corte ha affermato che un decreto ingiuntivo non opposto non preclude il controllo successivo delle clausole abusive da parte del giudice dell’esecuzione.
  • C-725/19, Impuls Leasing Romania: in cui la Corte ha stabilito che i giudici devono poter esaminare d’ufficio la natura abusiva delle clausole contrattuali anche durante le procedure esecutive.
  • C-869/19, Unicaja Banco: questa sentenza ha sottolineato che il consumatore deve essere informato dei suoi diritti e delle possibilità di opporsi a clausole abusive anche dopo l’emissione di un decreto ingiuntivo.

Nella sentenza “SPV/Banco di Desio”, la Corte ha affermato che “l’art. 6, paragrafo 1, e l’art. 7, paragrafo 1, della direttiva 93/13/CEE concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori, devono essere interpretati nel senso che ostano a una normativa nazionale la quale prevede che, qualora un decreto ingiuntivo emesso da un giudice su domanda di un creditore non sia stato oggetto di opposizione proposta dal debitore, il giudice dell’esecuzione non possa – per il motivo che l’autorità di cosa giudicata di tale decreto ingiuntivo copre implicitamente la validità delle clausole del contratto che ne è alla base, escludendo qualsiasi esame della loro validità – successivamente controllare l’eventuale carattere abusivo di tali clausole. La circostanza che, alla data in cui il decreto ingiuntivo è divenuto definitivo, il debitore ignorava di poter essere qualificato come “consumatore” ai sensi di tale direttiva è irrilevante a tale riguardo“.

La pronuncia della Cassazione Sezioni Unite del 6 aprile 2023, n. 9479, è particolarmente importante perché integra i principi stabiliti dalla Corte di Giustizia dell’UE nel contesto del diritto italiano. Possiamo sintetizzare il risultato su tre direttive:

  • controllo d’ufficio delle clausole abusive: i giudici italiani devono verificare d’ufficio la presenza di clausole abusive nei contratti tra professionisti e consumatori, sia nella fase monitoria che in quella esecutiva.
  • trasparenza e motivazione: i decreti ingiuntivi devono esplicitamente motivare l’assenza di clausole abusive o, in caso di presenza delle stesse, la domanda del creditore sarà rigettata.
  • opposizione tardiva: i debitori devono essere informati della possibilità di proporre un’opposizione tardiva al decreto ingiuntivo se vengono riscontrate clausole abusive ex art. 650 c.p.c.

Questa pronuncia tocca vari aspetti fondamentali della tutela dei diritti nel sistema dell’UE: dal primato del diritto dell’Unione Europea, che impone ai giudici italiani di seguire le pronunce della Corte di Giustizia, all’autonomia processuale degli Stati membri, che deve rispettare i principi di effettività ed equivalenza. La decisione della Cassazione Sezioni Unite illustra anche un delicato bilanciamento tra il principio del giudicato civile e la tutela dei consumatori. Tradizionalmente, il giudicato civile conferisce stabilità e certezza alle decisioni giudiziarie. Tuttavia, nel caso di contratti contenenti clausole abusive, la protezione dei consumatori prevale, e il giudicato civile può essere riesaminato per garantire che i consumatori non siano vincolati da clausole ingiuste.

L’interazione tra il diritto nazionale e il diritto dell’UE nel contesto della tutela dei consumatori è complessa e dinamica. Le recenti pronunce giudiziarie evidenziano l’importanza di un controllo rigoroso delle clausole contrattuali per garantire che i diritti dei consumatori siano pienamente tutelati. Questo approccio proattivo da parte dei giudici nazionali, ispirato dalle direttive e dalle sentenze della Corte di Giustizia dell’UE, è essenziale per mantenere un equilibrio equo nei rapporti contrattuali tra consumatori e professionisti.

Dall’altro lato, sebbene le misure di protezione dei consumatori siano fondamentali per garantire equità e trasparenza nei mercati, è importante riconoscere e gestire i possibili effetti negativi sull’economia processuale. Per fare qualche esempio, quello che già si è verificato a pochi mesi delle pronunce può essere riassunto in un aumento del carico di lavoro dei tribunali, che chiaramente porta ad ulteriori ritardi nei procedimenti giudiziari, aumentando i tempi di risoluzione delle controversie e sovraccaricando il sistema giudiziario; e nell’aumento dei costi a carico del creditore per sostenere un procedimento, i quali sono obbligati a sostenere costi aggiuntivi per le notifiche e la difesa legale.

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